Una norma che si chiamava VISION, qualcuno se la ricorda? Uno dei vantaggi dell’età è di aver visto molte cose, uno svantaggio è che si dimenticano.
Tornando alla VISION, era la prima versione delle normative ISO 9001 e parlava estesamente di Vision (anche nel nome) e Mission, ora sembra che come molte altre futilità (come le Lecciso) siano termini appartenenti ad un lontano passato.
Devo confessare, che la prima volta che ho incontrato questi termini in pubblicazioni tecniche, come le norme, sono rimasto un po’ perplesso, poi approfondendo l’argomento con documenti cercati al di fuori dei testi sacri di normazione, ho compreso e mi sono convinto della bontà di questo approccio, però nel frattempo avevano cambiato nome alla norma.
Forse a ragione, qualcuno ha pensato che in un Paese in cui tutto è in vendita, dalle patenti alle lauree, dai seggi in parlamento alle certificazioni di qualità, parlare di argomenti che riguardavano le ambizioni più alte degli uomini e anche delle aziende, fosse tempo perso.
D’altronde la stessa fine l’ha fatta il termine “etica” che per un po’ ha animato i dibattiti nazionali, così come “l’indipendenza dell’informazione” ed il “politamente corretto“, ma questo discorso ci porterebbe fuori del nostro ambito o per dirla alla Lucarelli;- questa è un’altra storia-.
Ritorniamo a Vision e Mission, questi termini rappresentano (non uso il passato)
- l’obiettivo più a lungo termine, l’ambizione più importante, il porto di destinazione dell’impresa,
- il modo di operare, gli obiettivi e breve e medio termine, i porti di scalo intermedi.
Per fare esempi pratici, che ovviamente una norma “seria” non fa mai, in questo caso dovrebbe scendere con i piedi per terra, una Vision è il raggiungimento di una posizione leader nel mercato, la conquista di un’immagine di eccellenza presso i propri clienti, una Mission è la soddisfazione dei clienti, l’affidabilità dei fornitori, l’appagamento delle maestranze.
Ora, se queste sono Vision e Mission, esse appartengono tanto alle aziende quanto alle persone, in tutti i luoghi ed i tutti i tempi, a patto che alla base ci siano dei valori, ed è su questo punto che forse la norma non aveva tempo, voglia e competenza per entrare, cioè i valori che dovrebbero essere sempre la base su cui si costruisce la nascita e lo sviluppo di un’azienda, così come lo svolgersi di una vita.
Però parlare di valori all’interno del mondo imprenditoriale e non solo di quello, ci porta subito a scoprire le nostre contraddizioni più profonde, una per tutte e per tutti: il cristianesimo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Quindi pochi hanno voglia e coraggio di accettare le proprie contraddizioni e definire in modo chiaro i valori, a cui ispirare tutta la propria attività e la propria vita, meglio, molto meglio, essere labili nei vincoli, per essere liberi di muoversi in tutte le direzioni.
Però, però, però, se è vero che fare qualità è riuscire a rispettare un progetto, una pianificazione, un impegno, allora quale qualità può nascere da un’attività che non ha determinato i valori di base su cui dovrebbe poggiare? Come farà a dimostrare che il successo raggiunto è esattamente ciò che ci si era prefisso? Che la soddisfazione del cliente viene realmente prima di tutto, anche del proprio interesse economico?
Ebbene, senza valori possiamo ottenere prodotti efficienti, servizi apprezzati, risultati economici eccezionali (anche Madoff li ha ottenuti), ma la soddisfazione di aver realmente raggiunto gli obiettivi, la conferma che i nostri progetti più ambiziosi erano corretti e sono stati ben realizzati, non potremo mai ottenerle.
Valori, Vision e Mission, di fatto hanno lasciato il posto a termini ed argomenti più “concreti“, meglio parlare di cose che si toccano e che si misurano, in fondo la pretesa dell’ISO è di rendere tutto misurabile, però c’è un piccolo problema: qual è l’unità di misura dell’onesta? e quella del rispetto? e per ultima, come si misura la libertà?
Questi sono gli argomenti che sarebbe opportuno approfondire nell’approccio con la qualità, rischiando di sembrare “strani”, ma finalmente parlando della qualità della vita. O forse è meglio un cellulare che può far tutto ed una vita di m….? A voi la scelta.
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