Una soddisfazione non ha prezzo.

Noi rispettiamo le regole degli altri, ma pretendiamo che siano rispettate anche le nostre.

Nel mio lavoro ho avuto molte soddisfazioni, e per questo mi ritengo fortunato.

Soddisfazioni economiche, professionali, riconoscimento della mia preparazione, risultati ottenuti dai clienti anche grazie alla mia consulenza, presunzione che il mio lavoro abbia contribuito alla prosperità delle aziende mie clienti e delle persone che in esse lavoravano, tutti motivi di reale soddisfazione.

In tutta la mia carriera di consulente non è mai capitato che un solo dipendente sia stato licenziato per crisi aziendale, inoltre il turn over naturale è sempre stato vicino allo zero, tutti dati confortanti ed indicativi della salute aziendale. Mi piace pensare che un po’ sia stato merito mio, ma non posso affermarlo con certezza, questo lo possono dire solo i miei clienti.

Mi è capitato in questi giorni di togliermi una soddisfazione, che ha poco a che fare con la professionalità e con le capacità, un misto di casualità, sfortuna (del cliente), illegalità (nei controlli).

Devo premettere che quando la nostra società riceve richieste di preventivo da grandi aziende, cito per cronaca Enel, Terna, Autostrade S.p.a. ecc., declino cortesemente l’invito, il motivo non è che non vogliamo lavorare per i grandi gruppi, ci farebbe piacere come con tutti gli altri clienti, ma le nostre condizioni di pagamento sono incompatibili con le loro e quindi preferiamo risparmiare tempo.

Per tutti i grandi gruppi, pagare un acconto all’ordine ed il saldo prima della consegna del lavoro, è semplicemente inconcepibile, anche se noi quando dobbiamo ricevere un servizio o un prodotto da loro, dobbiamo pagare subito o in anticipo, o dopo aver depositato una cauzione ad inizio rapporto.

Perciò, quando ci è arrivata la richiesta da una grande multinazionale italiana (si può definire italiana una multinazionale?), abbiamo risposto alle domande tecniche, ma prima di inviare il preventivo abbiamo dichiarato tutta la nostra disponibilità a fare il lavoro immediatamente (le loro esigenze erano “per subito”), ma abbiamo anche enunciato le nostre modalità di pagamento, per un lavoro in 3 giorni il pagamento deve essere tutto anticipato.

Panico e sgomento dall’altra parte: questa modalità non è prevista dalle nostre procedure, la vostra società non è neppure nel nostro Albo Fornitori, dobbiamo pensare come fare. Un po’ strano per una società che controlla anche delle banche!

Altrettanto strana è stata la difficoltà di trovare, all’interno di un’organizzazione che conta un organico di migliaia di persone, con molte centinaia di dirigenti, una sola persona disposta a firmare la dichiarazione di conformità, che abbiamo inviato in anteprima.

Tutto il loro problema è nato dal blocco (illegale) in dogana, di loro prodotti che rientrano in direttiva bassa tensione, senza alcun riferimento alla marcatura CE. Per loro la bassa tensione è un mondo a parte e quindi nessuno in fase progettuale e realizzativa, ci aveva pensato, non è poi così strano.

Alla fine però hanno trovato il modo per confermare l’ordine ed anche accettare la modalità di pagamento, tramite una delle molte società controllate dal gruppo.

Per il sottoscritto la soddisfazione è stata molto grande, non tanto per il denaro, dato che ho chiesto la stessa cifra che chiedo a chiunque per quel lavoro, anche se in questo caso era necessario per non bloccare un’intera linea produttiva, ma perchè almeno per una volta non sono stato io a dover accettare le loro condizioni.

In questa soddisfazione vorrei accomunare tutti Voi (noi) comuni mortali, che non solo dobbiamo accettare, ma non possiamo neppure discutere le condizioni che pongono queste società sia ai clienti che ai fornitori, pagamento alla consegna se non all’ordine, per i primi, pagamento a 180 gg. se va bene, per i secondi.

Per un volta mi sono sentito il Vostro Davide, che ha affrontato uno dei tanti Golia, che ci impongono le loro regole da sempre e per una volta Ci è andata bene.