Punture di Vespe è la collana di e-book gratuiti scritti da Renato Carraro e “confezionati” da FarePubblicita.com
1° E-book: Schema Riepilogativo Marcatura CE
I 13 passaggi per eseguire e verificare la correttezza della Marcatura CE
2° E-book: La Qualità
C’è più qualità in un bicchiere di plastica che in un quadro di Van Gogh
3° E-book: La Sicurezza
Per evitare gli obblighi di sicurezza si accetta di sembrare dementi
4° E-book: La Trottola
Una storia vera di un importatore alle prese con i problemi di sdoganamento della merce
Torna a trovarci, non perdere la prossima puntura!
Salve, La ringrazio per aver sfruttato il nostro blog, lo abbiamo fatto proprio per questo.
Le Sue richieste sono specifiche ed operative e quindi Le consiglio di contattarci direttamente.
Cordiali saluti.
ing. Carraro
Buongiorno,
sto iniziando, con un mio amico che già si occupa di importazione dalla cina, una importazione di sigarette elettroniche.
Questo mio amico, che metterebbe a disposizione la sua azienda per effettuare l’importazione, vuole assolutamente essere tranquillo che siano rispettate tutte le norme per l’importazione, tra cui la marchiatura CE.
Ho iniziato quindi a nuotare in questo burrascoso mare informandomi sulle procedure da seguire, imbattendomi da Voi.
Ho letto attentamente sia il volantino del ministero che le Vostre “Punture di vespe” trovandole molto interessanti, soprattutto la trottola che probabilmente è la più significativa in fatto di procedure.
Non sono sicuro di aver ben capito, ma la marchiatura ce va apposta solo al momento della commercializzazione e soprattutto esclusivamente nel territorio europeo?!
Quindi se si, tutti i prodotti che arrivano in dogana provenienti da extra-EU non potrebbero avere il marchio CE?!
Potrei avere chiarimenti?
Grazie
Riccardo
Salve, quello che Lei afferma è corretto, quindi pensi a chi guadagna da tutto ciò e scoprirà perché succede. L’azione legale è possibile, ma siamo in uno stato di diritto? Auguri.
Buonasera,
se la dogana non ha nè il diritto, nè l’obbligo di trattenere i prodotti quando mancano la marcatura Ce e i certificati prodotti da organismi notificati (ad esempio per attrezzature elettriche)
Perchè poi blocca questi prodotti , non consentendone lo sdoganamento o tardandolo?
Se l’ immissione in libera pratica avviene quando si inizia a utilizzare o a immettere un prodotto nel mercato, perchè non è garantita la consegna delle attrezzature presso la sede dell’importatore?
L’importatore avrebbe cosi’ la tranquillità necessaria per avviare l’iter per ottenere la marcatura Ce e altre eventuali certificazioni,senza dover pagare costi relativi a controstallie, depositi doganali,ecc.
E poi che tipo di test e di certificati si possono produrre prima dell’ arrivo dei prodotti, se appunto questi ancora non sono disponibili.
Sono disponibili azioni di rivalsa nei confronti delle autorità doganali?
Credo che altre persone possano ritrovarsi nella situazione che purtroppo mi ha riguardato.
Grazie e mi scusi per lo sfogo
Salve, sia il quadro elettrico che l’intero impianto devono essere marcati CE.
Questa marcatura ha proprio lo scopo di dichiarare in modo formale che Lei ha costruito il tutto rispettando le direttive e le norme, nonché eventuali leggi specifiche che possano regolare questo prodotto.
La marcatura CE NON é una cosa in piú é la dimostrazione formale, cioé scritta, che tutto é stato fatto correttamente e per garantire la sicurezza.
Cordiali saluti.
Buon giorno e sopratutto Buona Pasqua. Volevo chiedere un Informazione . Realizzo impianti di distribuzione carburanti dalla A alla Z compreso quadri elettrici e tutto il resto , e le volevo chiedere appunto se sulla targhetta identificativa del quadro elettrico che io personalmente realizzo ci devo mettere il marchio CE . Prescindendo che per avere realizzato il quadro io ho segiuto progetto , installato interruttori certificati e fatto le varie prove del caso per realizzare a regola d’arte.
Distinti saluti e ringrazio anticipatamente
Guardi io la penso così, magari mi sbaglio: – non c’è nessuno che obblighi nessuno a fare il legale rappresentante di nessuno, così come non c’è nessuno che obblighi nessuno a costruirsi le macchine-.
Suppongo che fare il legale rappresentante comporti un adeguato compenso che serve anche a coprire l’assunzione delle relative responsabilità, farsi le macchine comporta il vantaggio di farle come si vuole e non pagare il giusto ricarico che ci mette un costruttore esterno. Di solito per un vantaggio c’è sempre un onere, quindi mi chiedo perchè “l’italiano tipo” cerchi sempre di avere i vantaggi e di scaricare gli oneri sugli altri?
Le direttive sulla marcatura CE hanno esattamente lo scopo di garantire la sicurezza delle macchine, attribuendo ad un soggetto ben definito la responsabilità delle stesse macchine e non esiste modo di scaricare la responsabilità di qualcosa che si è fatto, su qualcun’altro.
Nel momento in cui le macchine sono state costruite, qualcuno ha deciso di farle “in casa” e si è assunto delle responsabilità che ora la stessa persona o chi gli è succeduto deve assumersi e formalizzare.
Certamente la pratica non certo nuova di trovare un “responsabile esterno” è comoda, ma sta solo nella fantasia degli italiani, dato che finalmente anche da noi, come in tutti i paesi civili, quando ci sono dei problemi ( penali, amministrativim fiscali, ecc) ora si cerca il responsabile vero e non una eventuale “testa di legno” messa li a fare il parafulmine.
Cosa direbbe se a fronte di un danno subito Le dicessero che il legale rappresentante dell’assicurazione che La deve rimborsare è un pensionato nulla tenente e che quindi non La può pagare?
Certo Lei che non vive ai piani alti queste cose le aveva già chiare, forse è il caso che comincino ad essere chiare anche ai piani alti, o meglio anche li sono già chiare, solo che vorebbero che le cose in questo paese rimanessero sempre le stesse.
Con molta calma, purtroppo troppa, stanno cambiando, quindi per venire al punto, o fate la marcatura CE o smaltite le macchine (secondo i criteri della legge) oppure ultima possibilità, trovate un fesso che firma per conto del legale rappresentante e fate finta che il responsabile sia il fesso, salvo accorgerVi in caso di incidente che le cose stanno inaltro modo.
Il problema vero, se non è ancora chiaro, è la sicurezza delle macchine e di chi ci lavora e rischia la salute e non di chi si assume o meno la responsabilità della sicurezza delle macchine.
Scusi il tono, ma in genere gli italiani dei piani alti mi stanno sui piani bassi.
Saluti.
Grazie. Si in prima battuta avevo suggerito di la possibilità di certificare le attrezzature “internamente” ma il legale rappresentante non è stato disponibile… (vivendo ai piani alti dove ci si occupa di altro..).
Onde evitare di mettere fuori uso le attrezzature e di farle ricostruire identiche per certificarle, secondo lo schema classico, da un fornitore, avevo pensato di cercare un terzo come ho scritto nel post di sopra dove Lei scrive “sarebbe opportuno”… Intende dire che la direttiva non è sufficientemente chiara, che c’è qualche margine di interpretazione o che c’è una manifesta la violazione di un preciso punto della direttiva? La ringrazio ancora.
Saluti.
Salve, nessun problema per come si fanno i commenti che sono sempre bene accetti
La questione che Lei pone è interessante e personalmente ritengo che una cosa sia una perizia asseverata realizzata da un tecnico abilitato, un’altra è la marcatura CE che tutte le direttive rimandano al costruttore.
Qualora il costruttore nomini un suo mandatario, sarà quest’ultimo ad assumersi le responsabilità di marcatura, senza peraltro sollevare il costruttore dalle sue proprie responsabilità.
Secondo me sarebbe più opportuno che un esterno fornisse la consulenza e che il costruttore facesse la marcatura delle macchine, se poi alcune rientrassero in allegato IV ci potrebbe essere la necessità di intervento da parte di un Organismo Notificato.
Cordiali saluti.
Buongiorno,
non so se questo è lo spazio giusto per porre la mia domanda… non me ne vogliate.
Molto spesso all’interno delle aziende esistono attrezzature (es. accessori sollevamento) che rientrano nel regime di applicazione della direttiva macchine e che non sono state marcate CE perchè costruite velocemente senza passare per l’ufficio tecnico per e per motivi di scarsa oganizzazione aziendale…
Per regolarizzare l’impiego di queste attrezzature credo possa essere ritenuta legale la pratica di certificare CE da parte di un soggetto terzo l’attrezzatura di cui sopra…Voglio dire cioè che un soggetto terzo dopo aver fatto TUTTI i dovuti accertamenti di rispondenza alle norme (analisi dei rischi), calcoli potrebbe apporre la propria marcatura CE facendo le veci del fabbricante. Cosa ne pensa?
Scusi il ritardo nella risposta, il Suo commento deve essermi sfuggito, forse a causa della festa.
I prodotti che Lei cita devono essere marcati CE, perchè soggetti a direttive più che a norme.
La marcatura CE si realizza anche utilizzando i certificati che eventualmente i produttori cinesi mettono a disposizione, ma il lavoro importante lo deve fare Lei in quanto importatore.
Il lavoro è meglio farlo prima dell’importazione, per evitare inutili problemi in dogana.
Non esistono uffici, ma società di consulenza come la nostra che forniscono aiuto agli operatori che hanno la necessità di fare la marcatura CE.
Cordiali saluti.
Salve Ing. Carraro
Volevo chiederle un parere: Voglio iniziare ad importare dalla Cina sedie e poltrone da ufficio,divani (alcune reclinabili, poltrone massaggianti, etc.).
Volevo chiedere se esiste una normativa da rispettare, i passi per ottenere la marcatura CE. Quale documentazione devo chiedere al produttore cinese, e in generale le precauzioni per evitare di trovarmi con la merce bloccata in dogana. Esistono uffici che possono dare queste informazioni in precedenza?
Cordiali saluti.
Grazie per avermi risposto così tempestivamente. Le ho inviato tramite email il test report che mi hanno fornito. Cordiali saluti Domenico.
Salve, sono curioso di sapere che cosa certifica il cinese che Le fornisce questi prodotti.
Come in tutte le situazioni confusionarie, volutamente o a caso, qualcuno diventa piú realista del ré e pretende di mettere a norma prodotti che non hanno norme.
A quale direttive o norme fa riferimento il certificato? Se mi fornisce questa informazione, forse posso dare una risposta piú completa ed esaustiva.
Cordiali saluti.
Buongiorno, cortesemente qualcuno sa dirmi se le ampolle in vetro (comunemente denominate campane) che vengono appoggiate sui lumi antichi ad olio hanno bisogno di una certificazione CE?
Ho ricevuto dalla ditta cinese costruttrice oltre al certificato d’origine anche i test report dei vetri. può bastare?
Grazie anticipatamente Domenico.
Salve, Le fornisco volentieri il mio parere, anche se con la dogana servirà a poco.
La dogana non ha alcun diritto di trattenere la merce per più di 2 giorni, cioè il tempo tecnico per cui il Ministero risponda dopo essere stato interpellato.
Le cose che Le chiedono sono scritte da qualche parte o Le sono state riferite a voce, magari dallo spedizioniere?
So che è in atto una “campagna” da parte di uno spedizioniere in particolare per creare inesistenti problemi e “spingere” i clienti a patteggiamenti più o meno trasparenti.
Primo passo: si faccia mettere per iscritto le richieste della dogana con riferimento delle norme ( inesistenti ) che impongono quanto richiesto.
Naturalmente ciò non significa che Lei non dovrà fare la marcatura sui prodotti, perchè quella cinese di fatto non esiste e non bisogna confondere i prodotti a norme e con certificato regolare, con i prodotti marcati CE, le prime condizioni non implicano la seconda.
Certamente non è la dogana che può imporre o richiedere la marcatura CE, dato che l’attraversamento della dogana non è l’immissione in libera pratica.
L’argomento è interessante e vasto e non so se in poche righe ho chiarito almeno un pò la questione.
Cordiali saluti.
Salve Ing. Carraro
mi occorre il suo supporto tecnico per un problema che sto affrontando con una Dogana Italiana per lo sdoganamento di radioregistratori provenienza Cina.Quets amerce è accompagnata da certificazioni CE rilasciate dal TUV con sede in Cina.L’importatore mi ha fornito anche il numero di registrazione al TUV comunitario del certificato CE.La Dogana però asserisce che non è sufficiente la registrazione ma ha bisogno che il certificato TUV Cinese sia controfirmato dal TUV europeo o altro organismo notificato.Motivo per qui non mi da libera disponibilità della merce in impportazione se il cliente non esibisce quanto sopra .
Mi da un suo parere se la Dogana sta operando nel giusto o meno?
Salve, partiamo dalla fine, i prodotti per essere marcati devono rispettare le direttive e le norme quando ci sono.
Le pareti attrezzate, se sono stabilmente inglobate nella costruzione, cioè fisse, son da considerarsi prodotti da costruzione, se per caso portano degli accessori elettrificati rientrano in direttiva bassa tensione, se sono solo mobili, tipo scaffalature non hanno direttiva che imponga la marcatura CE.
Cordiali saluti
buongiorno, cortesemente volevo sapere se qualcuno mi sa dire se le pareti divisorie-attrezzate da ufficio (quelle che un domani si possono smontare e spostare) devono essere marcate CE. mi sapete anche dire che differenza c’è tra marcate e a norma?
grazie e buon lavoro
Salve, esistono certificati da Organismi Notificati ( cioè riconosciuti a livello Europeo ) e certificati da Laboratori normali.
A seconda di ciò che richiedono le norme può essere necessario l’intervento di un Organismo Notificato, oppure no, ma non esiste mai la richiesta di prove obbligatorie eseguite da Laboratori normali, che pure sono utili al produttore per avere conferme di rispetto delle norme.
Tutti gli altri grovigli possibili, filiali in Europa di Laboratori Cinesi e viceversa, servono solo per confondere le persone, o un Laboratorio è Notificato o non lo è, punto!
Cordiali saluti
ing. Carraro
Non so se questo è il forum giusto ma volevo chiedere se risponde a verità che le certificazioni CE (rilasciate da enti cinesi per esempio) debbono obbligatoriamente essere controfirmate da un ente europeo oppure è anche possibile una dichiarazione accompagnatoria 8nel caso in cui questo ente cinese abbia delle filiali in Europa)da parte dell’importatore?
In realtà la cosa si può leggere nel seguente modo:
dato che le direttive sono leggi europee e valgono per gli europei ( senza necessità di specificazione), quando parlano di costruttori, è implicito che siano europei, mentre quando non lo sono, richiedono ( non si accontentano, proprio perchè sono leggi ) che ci sia un mandatario residente in Europa e con P.IVA. oppure individuano nell’importatore il costruttore.
In quest’ultimo caso, essendo evidente la forzatura, consigliano all’importatore, di farsi dare subito o subjudice ( con apposito contratto ) il fascicolo tecnico, dal costruttore.
Ora, siccome il fascicolo tecnico non c’è quasi mai, neppure per i costruttori europei, e molti lo confondono con il manuale, mi domando quanto sia credibile pensare che un costruttore cinese, invii il suo fascicolo all’importatore?
Non mi è mai capitato di verificare un caso del genere, mentre verifico quotidianamente che i cinesi e non solo, pensano che la marcatura CE sia il certificato CE, fanno fare delle prove ed a volte solo dei certificati (solo carta ) a dei laboratori che spesso, fanno solo dei bei moduli con tanti ghirigori, senza fare alcuna prova.
Di ciò che dico ho prove provate e non riporto leggende metropolitane, quindi importandomi della sicurezza dei prodotti, per salvaguardare gli utilizzatori finali, io consiglio sempre la lettura delle norme basata sul buon senso, quello su cui ci siamo trovati d’accordo.
Di tutte le altre interpretazioni non mi interessa, perchè nel caso siano in buona fede, come la Sua, si può discutere ed arrivare ad interpretazioni ragionevoli, nel caso invece ci sia una interpretazione basata su malafede interessata o ignoranza palese, comprende bene che non c’è discussione, né confronto.
In realtà dalle Direttive io capisco che si è interessati a scovare il costruttore, ma se non lo riesce a rintracciare (perché extra-ue ad esempio), ci si accontenta dell’importatore o del mandatario, dandogli “l’investitura” di fabbricante. Secondo lei invece?
Allora Lei oltre che intelligente è anche simpatico e quindi sparo l’ultima domanda retorica:- perchè si vuole rintracciare il mandatario ( ed anche l’importatore), che conserva solo la documentazione e non si è interessati a rintracciare il costruttore, cioè il vero responsabile?
Le sembra plausibile?
Aggiungo: sa chi sostiene la tesi dei cinesi che fanno la marcatura CE?
Guarda caso quelli (europei) che hanno aperto uffici in Cina per fare consulenza sulla marcatura CE! Furbi no?
Più che provocatoria sembra quasi retorica 😛
Ovviamente per assicurarsi della rintracciabilità del mandatario.
Lieto di avere avuto questa interessante discussione con Lei.
Cordiali saluti
Vede che sul piano del buon senso è più facile trovare un accordo, piuttosto di mettersi a speculare tra le pieghe delle leggi.
Non credo proprio che eliminare un marchio CE cinese sia un reato, dal momento che l’importatore si rende responsabile al 100%, non vedo la ragione di mantenere il nome ed il marchio cinese.
A parte che se il CE è corretto, lo si può anche lasciare, ciò che è obbligatorio è la dicitura “made in cina” e la reperibilità dell’importatore.
Vorrei farLe una domanda provocatoria, e mi permetto di farLa, perchè Lei si è dimostrato intelligente e corretto.
Secondo Lei perchè nella direttiva macchine ed in tutte le altre, si prevede che il mandatario risieda obbligatoriamente nella comunità europea? Non potrebbe anche questo essere cinese?
Cordiali saluti
Ok, se la mettiamo così è stato chiarissimo e siamo d’accordo.
Possiamo concludere che, nonostante le direttive europee non escludano la possiblità che un fabbricante extra-ue apponga il marchio CE, poi la responsabilità vera e propria, qualora non sia reperibile (e l’esperienza dice che di solito non lo è) il fabbricante originario, ricade su chi per primo ha introdotto sul mercato comunitario il prodotto.
Pertanto è più conveniente per il primo importatore presentarsi come fabbricante e marchiare CE egli stesso il prodotto.
E’ quindi lecito anche, una volta importato con marchio CE del fabbricante extra-ue, levare la marcatura e sostituirla con la propria (dopo i controlli di conformità del caso), o in questo caso si incorre nel reato di plagio?
Salve, quando scrivo “ampia” mi riferisco appunto al fatto che si può estendere l’interpretazione delle direttive fino a farle calzare alle proprie esigenze.
Lei mi sembra una persona ragionevole e non interessata in merito, quindi in sicura buona fede, ed in base a questa buona fede chiedo a Lei ed a chi sostiene questa interpretazione”ampia”, Lei importerebbe una macchina dalla Cina, marcata CE dal costruttore cinese e si assumerebbe la responsabilità civile e penale della sicurezza della macchina, sulla base di una clausola contrattuale su un contratto Italia-Cina? Risponda sinceramente alla mia domanda e poi mi dica anche, secondo Lei chi ci rimette alla fine se la macchina non è sicura?
Quindi io non cerco le vie tortuose nelle leggi e nelle guide interpretative, che come sa non sostituiscono le leggi, ma cerco di applicare sempre il buon senso, a cui peraltro si richiamano tutte le direttive e ribadisco che la 2001/95/CE a questo proposito è chiarissima e non mi risulta comprensibile il motivo per cui la si voglia per forza ignorare.
Forse il motivo è proprio la sua chiarezza, che non lascia adito ad interpretazioni personali.
In merito a ciò che è lecito o meno, faccio un’ultima domanda, è lecito secondo il Suo buon senso, importare ed immettere nel mercato una macchina senza averne controllato la sicurezza, anche con una clausola contrattuale che solleva l’importatore da responsabilità ( ammesso che sia utilizzabile in pratica ) scaricando la responsabilità di un incidente su un soggetto irraggiungibile?
Capisco la voglia di fare chiarezza, ma capisco di più la voglia di fare le cose fatte bene, anche se la legge al limite mi consente di farle “benino”.
Cordiali saluti.
La Guida Blu stessa, riferita alla direttiva 98/37 in particolare e alle direttive nuovo approccio in generale anch’essa emanata dalla Commissione Europea (e in cui si cita anche la 2001/95), risolve questo problema dicendo che responsabile diventa il primo importatore solo nel caso il produttore originale si renda irrintracciabile e anzi consiglia all’importatore di inserire nel contratto una clausola nella quale il fabbricante si obbliga a inviare fascicolo tecnico, dichiarazione CE e tutti i test in caso di richiesta di una autorità competente. Quindi anche in questo caso non viene escluso del tutto la marcatura CE di un prodotto da parte di un fabbricante extra-UE, e abbiamo una norma pratica su come agire (appunto la clausola contrattuale) che mi pare ben lungi dall’essere una mera interpretazione “ambia”.
Certo, forse per l’importatore è più conveniente sotto il profilo della responsabilità sulla sicurezza del prodotto farsi i test in casa e marchiare lui stesso il prodotto, il mio intervento mira solo a cercare di capire se è lecita o no la marcatura da parte di un fabbricante extra-UE.
Salve, La ringrazio per il commento che mi consente di entrare nuovamente in questo argomento, già trattato più volte in questo blog.
Questa volta anziché dire che la direttiva macchine non specifica questo punto in quanto ovvio, e che non si comprende il motivo per cui il mandatario ha l’obbligo di essere in Europa ed il costruttore no, parto da un altro punto di vista, ed ipotizzo per buona la Sua interpretazione.
Quindi un costruttore cinese che costruisce una macchina nel rispetto della direttiva macchine, esegue la marcatura e poi esporta in Europa il suo prodotto.
Ipotizziamo ora che succeda un incidente e le autorità di controllo vogliano entrare in possesso del fascicolo tecnico, che la direttiva richiede obbligatoriamente, come si comporteranno? Andranno in Cina a chiederlo al costruttore? Eventualmente fosse dimostrato che il costruttore ha commesso un illecito, cosa faranno i giudici, lo condanneranno in contumacia e ne chiederanno l’estradizione in Europa?
Coloro che danno un’interpretazione “ampia” di questa e di altre direttive, dovrebbero cortesemente spiegare cosa succederà in questi casi e come si può far applicare una legge europea, nei confronti di tutti gli altri Paesi del Mondo extra CEE.
Non si devono confondere le norme che indicano requisiti tecnici che i prodotti devono rispettare, che di solito sono volontarie e che tutti nel mondo possono rispettare, con le direttive e con le leggi, che valgono nel territorio in cui hanno giurisdizione e si possono applicare solo alle persone ( fisiche o giuridiche ) di quel territorio.
Se avete argomenti che dimostrino l’applicabilità della direttiva macchine in Cina, Vi chiedo cortesemente di esporli, così se le nostre convinzioni sono errate le potremo cambiare.
Se invece avete qualche dubbio, andate a leggere la direttiva 2001/95/CE sulla sicurezza di TUTTI ribadisco TUTTI i prodotti immessi in libera pratica nel territorio europeo, tale direttiva in Italia è stata recepita con D.Lgs 172 del 2004 ed anche questa è scaricabile gratuitamente da internet.
Siccome a sostenere la Sua interpretazione sono in molti, doganieri e finanzieri compresi, attendo molti commenti di chiarimento.
Un mio amico dice “fino alla bara sempre si impara” ed io sarei lieto di imparare qualcosa di nuovo.
Cordiali saluti
Un commento su “La trottola”:
a me risulta che la direttiva macchine 2006/42/CE, fatto supportato anche dalla guida di giugno 2010 edita da “EUROPEAN COMMISSION
ENTERPRISE AND INDUSTRY”, pag.61 §79, non obblighi il costruttore ad essere sito in Europa o avere un rappresentante in Europa, ma è fondamentale che sia in grado (ovvero abbia le capacità tecniche) di marcare CE il prodotto secondo la machinery directive.
Quindi un prodotto potrebbe anche arrivare in dogana marcato CE senza che si debba presumere essere marcato irregolarmente.