Abbiamo sentito in passato molte voci chiedere l’applicazione di metodi restrittivi per ridurre la valanga di prodotti provenienti dall’estero, in particolare dall’estremo oriente, e che invade i nostri mercati.
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Le proposte per attuare queste iniziative erano varie, ma tutte basate su limiti e restrizioni, che proprio per questa natura sono visti in malo modo da chi sostiene il libero mercato.
Appare però evidente che “libero mercato” non può significare mercato selvaggio e soprattutto privo di garanzie per il cliente finale, molto spesso anche consumatore.
Non si comprende se questa incapacità di fronteggiare questo fenomeno, derivi da ignoranza o da mancanza di volontà, che va oltre le semplici dichiarazioni o grida di denuncia.
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A noi sembra molto semplice applicare in modo massiccio quanto previsto per la marcatura CE dei prodotti, che vengono immessi nel mercato Europeo.
Non si tratterebbe quindi di inventare nuove leggi, restrizioni o dazi, ma far conoscere a doganieri e finanzieri, in modo capillare, ciò che prevedono TUTTE LE DIRETTIVE EUROPEE in merito alla marchio CE, ad esempio che solo chi risiede da un punto di vista fiscale nella Comunità Europea, può applicare la marcatura CE.
Solo questa semplice regola, peraltro già attiva, chiuderebbe immediatamente le porte a tutti quei prodotti che arrivano in Europa (quindi anche in Italia) già provvisti del marchio CE.
A questo punto rimane solo la necessità di formare gli addetti al controllo e rafforzarne il numero, il costo di queste operazioni sarebbe ampiamente compensato dai benefici derivanti sia ai consumatori, che ai produttori interni alla Comunità Europea, senza contare il fatto che gli importatori seri sarebbero impegnati in responsabilità concrete, mentre quelli improvvisati dovrebbero cambiare mestiere.

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