Certificatite, epidemia tutta italiana.

La “mania” di certificare tutto è un’epidemia per la quale non esiste vaccino.

Abbiamo parlato molte volte della vera è propria perversa passione che gli italiani dimostrano nei confronti dei certificati, anche per molte altre cose del resto, ma noi in questo ambito ci occupiamo di sicurezza dei prodotti e marcatura CE, quindi non entriamo in merito di altre cose che sono di fatto dei luoghi comuni, come “il governo è ladro” mentre i cittadini sono certamente tutti onesti, o “io le tasse le pago” evidentemente gli evasori li importiamo.

Abbiamo già citato una “malattia” tutta “made in Italy” la cui guarigione sarebbe possibile solo con la soppressione fisica di almeno tre generazioni e la conseguente totale estinzione del popolo creativo per eccellenza.

Si tratta della “certificatite” ovvero della necessità di ottenere dei documenti realizzati in varie forme, tutte molto “ufficiali“, nei quali si afferma che un campione testato, ha superato le prove a cui è stato sottoposto, del prodotto di serie non interessa nulla a nessuno.

Abbiamo più volte ripetuto che i certificati “servono” sempre, ovvero nella corretta interpretazione del verbo “servire“, essi sono utili.

Trasformare il senso del verbo “servire” in “essere necessario” significa sfruttare la corrente e scorretta interpretazione di tale verbo, e cercare di convincere i più che bisogna per forza avere un certificato. Non hai un certificato? Sei una nullità!

Anche il grande Totò voleva il certificato che dimostrasse la sua natura di iettatore, in un film spassosissimo,  ma la realtà dei certificati sulla marcatura CE, supera di molto la capacità interpretativa e la fantasia del Principe.

Abbiamo ricevuto in questi giorni una notizia che secondo noi supera ogni limite comprensibile da un minimo buon senso e per tale ragione la riportiamo, certi di fare cosa gradita a chi si vuole divertire.

Un signore che vende esche artificiali per la pesca, quelle specie di pesci piumati che nascondono tra bellissime e colorate piume dei micidiali (per i pesci) ami di acciaio, ci ha interpellati per sapere se esiste l’obbligo di marcatura CE o quali altri obblighi esistano.

Abbiamo risposto che questi prodotti non rientrano in alcuna direttiva che preveda la marcatura CE, e che essendo prodotti generici devono rispettare la direttiva 2001/95/CE Sicurezza generale dei prodotti, la quale impone che un prodotto per essere immesso in commercio debba essere “non pericoloso“.

Naturalmente il produttore può arrivare ad affermare che il prodotto è sicuro, con vari metodi, ad esempio l’impiego di materiali dei quali abbia la certezza della natura e del contenuto.

Sentite ora cosa ha affermato un “esperto” rintracciato in qualche Organismo emettitore di certificati. “Questi prodotti devono essere sottoposti ad una lunga serie di analisi, perchè ad esempio l’acciaio con cui sono fatti gli ami, potrebbe inquinare la bocca del pesce (nella quale sta si è no 30 secondi) e quindi il pesce potrebbe essere reso pericoloso dal contatto con l’amo.”

Naturalmente anche il corpo in ABS dell’esca potrebbe essere fonte di inquinamento per le acque in cui si svolge la pesca.

Veramente qualcuno può essere così stupido da credere a queste fandonie ed avere il coraggio di raccontarle?

Viviamo in un mondo in cui:

  • il pesce pescato in prossimità del polo nord, contiene percentuali allarmanti di mercurio, non parliamo di quello che vive nel lago malato nel parco di Sciangai.
  • il pesce azzurro deve essere abbattuto (congelato rapidamente a -40°C) appena dopo pescato, perchè contiene un pericoloso batterio che ci impedisce di poterlo mangiare “pescato e fritto”.
  • i fiumi ed i mari in cui i pesci nascono e vivono, prima di “abboccare” sono delle vere e proprie discariche in forma liquida

potremmo continuare con molti altri esempi, che risparmiamo per rispetto dei nostri lettori.

Nonostante ciò c’è qualcuno che sostiene che è indispensabile certificare la non pericolosità degli ami da pesca e non perchè un’eventuale puntura potrebbe essere dannosa al pescatore, ma perchè potrebbe inquinare il pesce.

Come dire e scusatemi il paragone da “ragazzo di campagna“: – vietato far fare la pipi al bambino sopra il letamaio, naturalmente perchè si inquina il letamaio -.

Ora ci chiediamo, ma esisteranno dei pesci che abboccano a queste vere e proprie esche velenose? La nostra esperienza ci fa propendere per una risposta affermativa.

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