La marcatura CE dei prodotti importati o da importare

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La marcatura CE dei prodotti importati o da importare2018-02-02T10:53:52+00:00

La nostra società fornisce assistenza e consulenza per i clienti che importano da fuori UE ed hanno l’obbligo di marcatura CE dei prodotti!

Se sei un importatore ed hai l’obbligo di fare la marcatura CE, contattaci!

Chiama ora il 335 7815770 o invia una mail a: carraro@marchioce.net

i contatti sono attivi 7/7 – dalle 8 alle 24.


Ecco alcune informazioni sulla marcatura CE dei prodotti provenienti da fuori UE.

L’importazione all’interno del territorio europeo è disciplinata da vari Regolamenti, validi in tutti i Paesi UE senza la necessità di essere recepiti in sede locale, ovvero sono già leggi in tutto il territorio UE, in particolare il Regolamento 765/2008/CE, indica quali sono i compiti dei funzionari doganali.

Il Regolamento vale in tutta Europa, quindi anche in Italia e risultano francamente incomprensibili le ragioni per cui venga sistematicamente “NON RISPETTATO” da molti funzionari doganali ed ancora più incomprensibile è il fatto che nessun operatore reagisca a tale situazione.

Il Regolamento 765/2008/CE afferma anche se in modo indiretto, però chiaramente comprensibile che:

  1. i funzionari doganali NON sono autorità di controllo del mercato, infatti dice che i doganieri si possono rivolgere alle autorità di controllo del mercato, quindi se fossero loro stessi potrebbero parlare allo specchio
  2. che il transito in dogana non può durare più di 3 giorni lavorativi, in qualsiasi caso (esclusa la pericolosità immediata del prodotto)
  3. che le merci ritenute non conformi dalle “autorità di controllo del mercato”, devono essere rilasciate comunque entro 3 giorni, con la presente scritta sui documenti “Prodotto non conforme – immissione in libera pratica non autorizzata- Regolamento (CE) 765/2008” (testuale). Questa rappresenta la “sospensione” dell’immissione in libera pratica, ma “sospensione” non significa: – sequestro, blocco, distruzione, respingimento o scomparsa delle merci, cioè tutto ciò che succede ogni giorno nelle dogane italiane.

Altre direttive specificano che l’immissione in libera pratica è la prima immissione sul mercato e non come alcuni funzionari decidono che sia, il passaggio in dogana, perchè li si paga l’IVA. Il pagamento dell’IVA anticipata è una decisione dello Stato per evitare evasioni, ma è evidente che l’importatore NON vende a sé stesso, quindi non immette in libera pratica.

Allora alcune domande sorgono spontanee:

  • perchè nelle dogane italiane e solo in queste, la merce rimane ferma per molti giorni, addirittura per mesi, facendo crescere esponenzialmente i costi di magazzinaggio?
  • perchè nelle dogane italiane vengono richiesti documenti che non dovrebbero MAI accompagnare i prodotti (vedi certificati che sono richiesti solo in alcuni casi dalle direttive, ma al produttore e non con documento accompagnatorio del prodotto)?
  • perchè si distrugge o si respinge la merce al mittente?
  • perchè si accettano i marchi CE apposti dai produttori extra europei (operazione sempre illegale) e non si fanno passare merci prive di alcun marchio, come invece sarebbe lecito?

Basta porsi una semplice domanda: Se il soggetto che deve fare la marcatura CE è l’importatore e lui non ha ancora ricevuto la merce, come potrà mai fare la marcatura CE? Appare comunque chiaro che la cosa più logica sarebbe consegnare la merce e poi eseguire i controlli presso la sede dell’importatore.

Con l’attuale comportamento si vessano alcuni importatori con l’imposizione di “leggi non scritte”, come ci è stato riferito da uno spedizioniere e si lasciano passare miliardi di prodotti privi di alcun controllo.

Per completare questo quadro è corretto aggiungere che, se da un lato ci sono doganieri (non tutti ovviamente) che non rispettano la  legge, perchè non la conoscono o per altre loro ragioni, gli importatori non sono la parte “corretta” della medaglia. Infatti questi ultimi (non tutti ovviamente, ma molti, moltissimi) una volta ricevuta la merce, non si preoccupano minimamente di rispettare le leggi sulla marcatura CE e vendono candidamente i prodotti senza eseguire alcun controllo, l’importante anche per loro è poter esibire “i certificati”, pur sapendo che se per caso non sono falsi, sono perfettamente inutili.

Non vogliamo prendere le difese di qualcuno e non vogliamo accusare alcuno, ognuno si prenda le sue responsabilità morali, ma per essere propositivi e dare un contributo concreto, consentiamo a tutti di scaricare il Regolamento 765/2008/CE ed anche il Regolamento delle dogane, che riporta gli articoli 27, 28 e 29 del Regolamento 765, così ognuno potrà documentarsi e non fidarsi delle interpretazioni di altri.

Come si vede nella prima pagina del sito, offriamo consulenza per importazione GRATUITA, per facilitare il lavoro di tutti, importatori e doganieri.

Per contattarci potete chiamare al + 39 335 7815770 o scrivere a carraro@marchioce.net , rispondere SEMPRE ed SUBITO.

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90 Comments

  1. […] è vero che le merci devono essere trattenute presso gli importatori fino a che le autorità ne autorizzino l’immissione in commercio, le merci non sono […]

  2. La Sanità del dott. Sottile - Marcatura CE 19 settembre 2023 at 14:33

    […] NON è un dispositivo medico, nessuno ci ha mai spiegato cosa cura, però al momento dell’importazione in alcune dogane viene richiesto il NOS (nulla osta sanitario), che detto per inciso è una […]

  3. Le similitudini - Marcatura CE 18 settembre 2023 at 16:10

    […] protagonista unico ed assoluto è il produttore, se risiede nella UE, o l’importatore, se il prodotto è realizzato fuori […]

  4. incredibile ma vero! 12 settembre 2023 at 10:53

    […] avuto modo di parlare molte volte di ciò che succede nelle dogane italiane, ad opera di quelli che abbiamo definito i “solerti […]

  5. Certificati utili a chi? 11 agosto 2023 at 15:30

    […] di sicurezza, che può e deve essere fornita solo dal produttore ed in sua vece dall’importatore, se il produttore è fuori […]

  6. Pescara-Europa - Marcatura CE 11 agosto 2023 at 08:05

    […] ho ipotizzato la creazione di un unico database nazionale, in cui vengano registrate tutte le importazioni e sulla base di quei dati, le autorità di controllo del mercato, possano fare tutti i controlli […]

  7. […] richiesta di certificati (non richiesti dalla legge), raccolta di tutto il materiale che l’importatore ha a disposizione, invio del materiale documentale al MISE, il quale richiede poi […]

  8. […] non è stata fornita dall’importatore nessuna documentazione o certificazione prevista dalla Direttiva […]

  9. […] per la Bassa Tensione, questo incomparabile funzionario, rifiuta le dichiarazioni firmate dagli importatori (soggetti europei che per legge hanno il ruolo di “produttori” quando il produttore è extra […]

  10. […] all’atto dell’importazione deve quindi essere disponibile se me lo […]

  11. […] L’importazione di prodotti dai Paesi esterni alla Comunità Europea, comporta degli obblighi di vario tipo. […]

  12. Renato Carraro 19 ottobre 2021 at 10:52

    Salve, esiste un accordo bilaterale che parifica San Marino a Paese UE per quanto riguarda la marcatura CE, quindi il fabbricante di San Marino è come un fabbricante italiano.
    L’extra UE non vale per la marcatura CE.
    Cordiali saluti
    Ing. Carraro

  13. Giovanni 15 ottobre 2021 at 16:56

    Buonasera. Un macchinario fabbricato in SAN MARINO (quindi extra UE), per essere commercializzato in Italia (UE) necessita, tra l’altro, della dichiarazione di conformità CE. Può il fabbricante in San Marino emettere validamente tale dichiarazione? Se no, chi dovrebbe emetterla? (difficilmente in questo caso si configura la presenza di un “importatore” …). Grazie

  14. […] L’importazione di prodotti dai Paesi esterni alla Comunità Europea, comporta degli obblighi di vario tipo. […]

  15. […] in particolare, non se li inventano i cinesi dalla sera alla mattina, ma sono richiesti dagli importatori, che come tutte le categorie annoverano al loro interno un cospicuo numero di lestofanti, che a […]

  16. Renato Carraro 22 giugno 2020 at 19:09

    Salve, spiegare come ci si difende da un sopruso non è semplice, credo sia preferibile ci contatti via mail.
    Cordiali saluti
    Ing.Carraro

  17. […] costruttori e/o importatori sono persone oneste e ditte serie, queste sono interessate tanto quanto i loro clienti, alla […]

  18. arturo 23 maggio 2020 at 13:04

    Buongiorno
    il mese scorso è arrivato il container dalla Cina contenente una macchina confezionatrice e nel
    sdoganamento ci siamo accorti che il certificato ce era falso e quindi la dogana a sequestrato il container
    e a fatto il verbale di sequestro e accusandomi dei seguenti reati art 483 art 517 art 515 art 102/107 cp
    dalla Cina anno inviato autocertificazione della ditta che la macchina era a normativa ce .
    ma la dogana non a preso in considerazione niente
    come mi devo comportare , da premettere che la macchina serviva per aprire una nuova attività

  19. […] riportato notizie relative ad attività illegali compiute con una certa frequenza durante il transito doganale da parte di vari soggetti addetti allo sdoganamento, ci fa piacere riportare una notizia in contro […]

  20. Renato Carraro 17 ottobre 2018 at 18:57

    Salve, il Suo dubbio è purtroppo una certezza per funzionari della dogana, del Ministero dello Sviluppo economico e tecnici di alcuni organismi notificati, che si muovono in conseguenza.
    Partiamo da alcune domande retoriche: è possibile che una legge europea, emanata da un’autorità europea possa riguardare soggetti che risiedono al di fuori della UE? Che non possono essere perseguiti dalle autorità UE? Che possono scrivere e sottoscrivere qualsiasi cosa senza pagarne le conseguenze? La risposta è sempre e solo una, NO!
    Per il codice civile chi immette un prodotto sul mercato con il proprio nome è considerato produttore, se il produttore reale è fuori UE, l’importatore è uno dei soggetti che ne fa le veci, potrebbe essere anche un mandatario e solo in quel caso il produttore extra UE può vendere con il proprio nome, ad esempio Komatsu o altre grandi marche che hanno filiali e rappresentanti legali in UE.
    Che senso avrebbe un dichiarazione firmata da un soggetto che non risponde legalmente di nulla? Lei si . sentirebbe garantito da una dichiarazione di un cinese che Le dice che il prodotto è conforme? Io no.
    In alcune direttive il fabbricante è definito come colui che produce o fa produrre un bene, ma che lo immette in commercio in UE.
    L’importatore è colui che vende il prodotto per primo e sulle sue fatture appare il suo nome ed è lui il primo soggetto europeo a cui si può risalire, che senso avrebbe coinvolgere un soggetto che non ha alcun rilievo legale in UE?
    Che senso ha rifiutare le dichiarazioni firmate dal soggetto europeo che immette il prodotto sul mercato UE e richiedere la dichiarazione firmata dal cinese, come pretende un funzionario del MISE.
    La Sua lettura, nel senso letterale può essere corretta, ma solo se non si tiene conto che la legge è europea per gli europei, che non ha valore al di fuori dell’UE e che pretende sempre un soggetto europeo responsabile, come è giusto che sia.
    Spero di aver chiarito il punto anche se sono certo che nessun doganiere cambierà idea, d’altronde per loro il regolamento 765/2008/CE semplicemente NON ESISTE.
    La ringrazio e La saluto cordialmente
    Ing. Carraro

  21. Luca 17 ottobre 2018 at 18:39

    Gentile Ing. Carraro,
    Leggo sempre con interesse i suoi interventi. Ho stavolta un dubbio che vorrei chiarire.
    Lei scrive che “la marcatura CE dei prodotti provenienti da fuori UE è a carico dell’importatore”.
    Il fatto è che io leggo sui documenti normativi CE che è il FABBRICANTE che tra le altre cose deve “apporre sul prodotto la marcatura di conformità (marcatura CE o altre marcature…)”.
    L’IMPORTATORE ha altri obblighi a meno che non importi un prodotto con proprio nome o marchio e quindi viene ritenuto FABBRICANTE e di coseguenza ricade nei medesimi obblighi di quest’ultimo.
    Cordiali saluti
    Luca

  22. Renato Carraro 14 settembre 2018 at 12:10

    Salve il responsabile all’interno dell’UE è necessario se si vuole agire nel rispetto della legge, non avendo un mandatario la responsabilità ricade sull’acquirente, che dovrebbe rifiutare i prodotti provenienti da fuori UE per i quali non sia segnalato il mandatario.
    Cordiali saluti
    Ing. Carraro

  23. Renato Carraro 14 settembre 2018 at 12:08

    Salve, la marcatura CE dei prodotti provenienti da fuori UE è a carico dell’importatore.
    In teoria e secondo la legge, la marcatura CE potrebbe essere fatta dopo l’importazione, ma in pratica a causa della presenza di molti soggetti italiani chiamati “solerti doganieri” che nulla hanno a che fare con i doganieri onesti, noi suggeriamo di far marcare a proprio nome la merce dal produttore e poi farla arrivare in Italia, in tutti gli altri Paesi UE il problema “solerti doganieri” e “solerti spedizionieri” in combutta con i primi, NON ESISTE.
    La scritta “importato da” non significa nulla.
    Mi scuso per il ritardo nella risposta, ma il sistema non ha inviato la segnalazione.
    Cordiali saluti
    Ing. Carraro

  24. Fabio 12 settembre 2018 at 22:16

    Gentile Ing. Carraro,

    un’impresa stabilita in territorio Extra -Ue intende commerciare direttamente, tramite piattaforma web, i propri prodotti di abbigliamento in territorio Ue. Deve necessariamente nominare un rappresentante all’ interno alla comunità? Chi sarà il responsabile per i prodotti venduti e per la produzione di certificazioni?

    Grazie mille

  25. Antonio 7 settembre 2018 at 10:26

    Buongiorno,

    Per quanto riguarda la marcatura CE di prodotti importati da Hong Kong ma fabbricati in Cina, Vietnam o India, chi deve incaricarsi della marcatura?
    Può essere fatta in Europa una volta che la merce viene consegnata? E sul prodotto (in questo caso gadget promozionali) deve comparire la scritta “Importato da….” ?

    Grazie

  26. Renato Carraro 13 agosto 2018 at 23:00

    Salve, per evitare perdite di tempo Le ho risposto direttamente sulla mail personale.
    Questi prodotti devono essere marcati CE, da Lei che li importa.
    La Sua marcatura CE non legittima nessun altro produttore e neppure il prodotto, vale solo per ciò che importa Lei.
    La nostra società è a disposizione per fornire assistenza e consulenza per la marcatura CE.
    Cordiali saluti
    Ing. Carraro

  27. Barbara 11 agosto 2018 at 20:06

    Salve, vorrei importare dagli USA un robot sub che fa riprese in mare. Non ha marchio Cee ma viene venduto in Europa da altri importatori in Spagna e Francia.
    Questi non lo hanno marchiato.
    Se io lo marchiassi a miei spese legittimerei anche le loro importazioni?
    Ho letto qualcosa in merito ma non so se è corretta la mia interpretazione.
    Grazie

  28. Renato Carraro 16 luglio 2018 at 12:05

    Salve, prima di far partire la merce dalla cina è opportuno che Voi abbiate già preparato i relativi fascicoli tecnici ed inviato ai produttori i documenti che devono accompagnare i prodotti, per evitare problemi in dogana.
    Nel caso abbiate necessità potete chiederci l’assistenza, anche per sapere cosa chiedere ai produttori, naturalmente è meglio se ci contattate alla mail carraro@marchioce.net
    Cordiali saluti
    Ing. Carraro

  29. vincenzo 16 luglio 2018 at 11:24

    Salve Buongiorno, mi chiamo Vincenzo e lavoro per una ditta che vende materiali edili ,ferramenta e tutto quanto per l edilizia.
    Il mio capo , sarebbe interessato ad andare in Cina e poter importare alcuni prodotti come ferramenta, materiale di sicurezza sul lavoro etc…
    Cpme posso sapere per ogni prodotto che tipo di Certificazioni abbiamo bisogno per poter importare dalla Cina e quind poi poter Commercializzare sul suolo italiano,senza aver nessun Problema?

    La ringrazio ,Vincenzo

  30. Renato Carraro 13 giugno 2018 at 13:47

    Salve, Lei già acquistando come ha fatto fino ad ora, ha l’obbligo di fare la marcatura CE di questi prodotti, ciò che vuole fare adesso, corrisponde a regolarizzare una situazione che non è corretta e che se venisse alla luce potrebbe costarLe molo cara (spero di non, ovviamente).
    Nel caso volesse la consulenza per fare la marcatura CE, noi siamo a disposizione.
    Cordiali saluti
    Ing. Carraro

  31. Tonio 13 giugno 2018 at 13:06

    Salve,

    le scrivo perchè da diversi anni acquisto materiale elettronico, prodotto da una azienda in Russia (San Pietroburgo).

    Vorrei diventare importatore diretto per l’Italia (e l’Europa) , per cui avrei bisogno di ottenere le certificazioni CE e suppongo le licenze di Import/Export .

    Sarebbe possibile avere maggiori informazioni sui costi, sui tempi e sulle modalità?

  32. Renato Carraro 21 maggio 2018 at 11:14

    Salve, innanzitutto mi scuso per il ritardo nella risposta, ma non mi era giunta la segnalazione del commento.
    La Sua situazione è tipica degli importatori italiani, ovvero un comportamento del tutto illegale del doganiere che ha preso in carico la Sua importazione.
    Precisando che nulla di ciò che dice o fornisce il cinese ha valore legale e che la marcatura CE deve essere fatta dall’importatore, bisogna aggiungere che nessun certificato è dovuto nè alla dogana nè dopo e le richieste fatte sono del tutto al di fuori del dettato della legge.
    Come Lei può ben immaginar e spiegare tutto ciò a chi in Italia, porta una divisa ed è convinto in buona o mala fede di agire correttamente è pressoché impossibile.
    Lei non può immettere in commercio questi prodotti se non li marca CE, quindi se lo ha fatto in passato, ha a sua volta commesso degli illeciti, peraltro puniti molto severamente, anche se raramente dalla legge, ma ciò che sta accadendo ai Suoi prodotti in dogana è altrettanto illegale.
    In altre occasioni siamo riusciti a sbloccare le merci, ma non è un risultato certo, ciò che è certo è che la Sua azienda DEVE fare la marcatura CE e noi suggeriamo ai nostri clienti di farla PRIMA di far partire la merce dalla Cina, per evitare appunto questi problemi.
    Cordiali saluti
    Ing. Carraro

  33. Lorenzo 27 aprile 2018 at 17:56

    Gentile Ing. Carraro,
    vorrei sottoporre alla sua cortese attenzione questo caso:
    come azienda dobbiamo importare dei soffiatori (blower) prodotti da un produttore cinese.
    Questo produttore ci ha fornito il materiale dichiarandolo conforme al marchio CE e fornendoci dei documenti. La dogana ha esaminato questi documenti e contesta che non sono stati redatti da un ente certificatore Italiano o Europeo. Quindi non sono da ritenersi validi. Questa affermazione è corretta? In caso affermativo, cosa si può fare?
    Dobbiamo rifare noi le certificazioni per questo apparecchio, oppure potremmo chiedere ad un ente certificatore italiano di “riconoscere” come valide le certificazioni fatte in Cina (qualora l’ente cinese sia un ente certificatore riconosciuto a livello intermazionale) ? Ci sono altre opzioni? Una nostra auto-dichiarazione può essere risolutiva?
    Purtroppo la merce è ferma in dogana e avremmo bisogno di qualche punto fermo per capire cosa si può fare.
    La ringrazio anticipatamente per ogni consiglio utile. Cordilamente.

  34. Renato Carraro 26 marzo 2018 at 10:01

    Salve, ecco due domande senza possibilità di risposta.
    La legge impone la marcatura CE su questi prodotti, ma solo per usarli o per venderli, non fa cenno del passaggio in dogana, ma molti doganieri italiani, in sintonia con i principali operatori internazionali di spedizioni, chiedono certificati, marcature ed altro, in pieno contrasto con il Regolamento 765/2008/CE, che invece impone il rilascio dei prodotti entro 3 giorni da parte della dogana, che non può (potrebbe) fermare proprio nulla. In Italia però il rispetto delle leggi è un optional da parte dei pubblici funzionari e non solo.
    Quindi Lei deve fare la marcatura CE, per poter usare questi prodotti, in teoria potrebbe fare la marcatura CE dopo che avrà questi prodotti a disposizione, ma noi Le consigliamo di farlo prima di far partire la merce dal luogo di produzione.
    Per quanto riguarda il pagamento sicuro, di solito dall’estero vogliono il pagamento anticipato, quindi ci si deve fidare e se Lei trova un disonesto non ha speranza.
    In entrambi i casi se Lei si imbatte in qualche disonesto non ha scampo, per la marcatura CE può provvedere prima, come già detto, per il pagamento, può usare una forma che prevede un intermediario, ma bisogna vedere se il venditore l’accetta.
    Cordiali saluti
    Ing. Carraro

  35. Stefano 26 marzo 2018 at 09:51

    Salve noi vorremmo acquistare macchinari isotonici per palestra e qualche tapis roulant e cyclette. Quali conformità devono avere per non avere problemi alla dogana?
    E per un pagamento sicuro che ci tutela cosa ci consiglia?

  36. Renato Carraro 17 novembre 2017 at 12:10

    La ringrazio, ma noi rispondiamo sempre a tutti coloro che ci gratificano con i loro commenti, anche quando sono in disaccordo con noi.
    In 10 anni abbiamo censurato due messaggi, palesemente dissennati, per il resto abbiamo risposto a tutti, anche a quelli in malafede.
    Devo ribadire che sono in pieno accordo anche con questo secondo Suo intervento, specificando che per i dispositivi medici gli organismi eseguono effettivamente dei sopralluoghi presso le sedi produttive, a prescindere da dove si trovano, con conseguenti aggravi di costi.
    Il ruolo dei consulenti è quello di indicare il percorso di marcatura CE e fornire eventualmente una traccia di cosa sia un fascicolo tecnico, noi specifichiamo che forniamo uno strumento di lavoro, che deve essere utilizzato dal cliente e non una documentazione da mettere nel cassetto in attesa di un’ispezione.
    Concordo sul fatto che l’applicazione di queste leggi, avanzatissime sul piano delle sicurezza formale, diventa un sostitutivo dei dazi all’incontrario, ovvero valgono solo per i produttori UE ed aggiungono un ulteriore difficoltà al contrasto all’invasione di prodotti con un livello di controllo molto scarso se non nullo.
    Ho ricevuto da un cliente ed installato nel mio bagno un termoventilatore, che viene impiegato per asciugare la biancheria, ma quando ho provato ad avviarlo è uscita una puzza incredibile che fa lacrimare gli occhi e provoca irritazione alla gola. Ho segnalato la cosa all’importatore che lo utilizza sui suoi prodotti e si è aperta una discussione, non tanto sui problemi evidenziati, quanto sul fatto che voleva sapere in che modo, certificati o altro, poteva non avere responsabilità sul prodotto, anche per la parte elettrica, sostenendo che lui non apporta alcuna modifica.
    Come vede siamo ben lontani, anche nell’ambito degli operatori commerciali, da una presa di coscienza dei problemi di sicurezza e queste leggi inapplicabili vanno bene anche a loro.
    In definitiva il tutto si riduce, come afferma Lei, ad un ulteriore carico sui produttori interni che spariranno, è solo questione di tempo.
    Sostengo da tempi non sospetti, che l’Europa ed in particolare l’Italia, diventerà un “villaggio” cinese, dove produrremo ciò che è necessario ai cinesi ricchi e dove consumeremo ciò che i cinesi produrranno per noi, è solo questione di tempo e sarà come una sorta di “inversione economica” che funzionerà sul principio dei vasi comunicanti, ma ovviamente ci saranno sempre livelli separati di vasi comunicanti, quello dei ricchi sempre più ricchi e quello di tutti gli altri.
    La ringrazio nuovamente e La saluto cordialmente
    ing. Carraro

  37. Luca 17 novembre 2017 at 00:51

    Gentile Ing. Carraro, sono onorato mi abbia risposto. La mia, lungi da essere una considerazione ampia, sulla quale oramai sono però stimolato a rendere qualche opinione in calce, si riferiva meramente alle incombenze burocratiche che l’operatore deve compiere: sostanzialmente mere scartoffie purché redatte in maniera credibile, prodotte al momento giusto e nei confronti dell’autorità giusta. Spero non consideri questo un affronto alla Sua professionalità o a quella del settore, anzi credo sia ancor più utile in questo caso piuttosto che se esistessero processi di certificazione assolventi e univoci (il che sarebbe solo un mercato con tutti i pro e contro: lei conoscerà benissimo il mondo delle certificazioni e immagino abbia spigolose opinioni su temi singolarmente spinosi come l’agricolo e l’alimentare, ad esempio, sul quale sorvolo).

    Come forse sottintende, se poi il prodotto è dannoso sta al buon senso e alla gestione del rischio dell’imprenditore più che altro (forse è un bene?). Questo vale in parte a “rassicurare” gli importatori più piccoli: abbiate cura nel produrre la documentazione adeguata, magari seguendo consigli di professionisti, ma fondalmentalmente la normativa vi lascia un buco enorme a disposizione è quindi abbiamo riportato il problema a casa, perché nessuno può andare a controllare i processi fuori.

    Su cosa sarebbe giusto o sbagliato potremmo passarci tutti le giornate, ma per quanto mi riguarda avrei l’autorevolezza di uno dei vari CT della nazionale da bar. Il tema è effettivamente complesso. Dico solo che, e forse non ce ne rendiamo conto, non può esserci che una implicita connivenza da parte delle istituzioni, che queste normative le sviluppano, con i cosiddetti pesci grossi.

    Per un piccolo imprenditore un blocco in dogana (che come lei spiega non dovrebbe neanche esistere oltre i 2-3 giorni) può significare il fallimento, mentre su tutta questa ambiguità Amazon ci ha costruito un impero (scaricando pure parte della pur minima responsabilità sui venditori registrati) inviando a cittadini di tutta europa prodotti senza neanche l’apparenza della legalità (quando i negozi non possono perché sono più controllati -anche se poco) e le varie multinazionali hanno fondamentalmente svuotato ogni famiglia e individuo dei risparmi, poiché se non produci più in Europa, compri a un decimo e vendi allo stesso prezzo, in 20 anni più o meno è andata a finire così: tutta la ricchezza collettiva è evaporata negli acquari di questi pescioloni, con buona pace di quelli che difendono la concorrenza e il mercato. Chissà come mai tutti i vertici di certe categorie sono contro i dazi: sarà perché non producono nulla e fanno fiumi di quattrini a gratis? Il problema non sono i dazi, ma i dazi impliciti nel produrre in Europa e ancor più in Italia che non vengono mai presi in considerazione.

    Mi fermo e mi scuso per l’afflato. So che questo non è il posto adatto e che probabilmente preferisce consulenze retribuite a complimenti gratuiti 🙂

    E’ che ho scoperto tutto questo da due giorni (un amico mi ha chiesto come poter commercializzare un DM), ho letto tutto quello che sono riuscito a leggere (e tutto il Suo sito ovviamente) senza sosta e mi pare veramente tutto incredibile.

  38. Renato Carraro 16 novembre 2017 at 19:52

    Salve, concordo perfettamente con tutta la Sua analisi e nel sito riportiamo solo ciò che sta scritto nella legge, non le nostre interpretazioni o opinioni, che sono coincidenti con le Sue.
    Non è possibile far aderire le leggi di una parte del mondo (l’UE) con il mondo globalizzato, che di fatto non ha regole.
    La soluzione reale sarebbe l’autarchia europea, ovvero fare tutto in Europa, limitando le importazioni alle materie prime non disponibili.
    Questa decisione metterebbe fuori gioco le multinazionali europee e le ditte europee che intendono esportare, perchè a quel punto gli stati extra europei applicherebbero la legge “occhio per occhio ….” e bloccherebbero le importazioni dall’UE, a prescindere dalla qualità dei prodotti.
    Facendo un discorso un po’ più ampio, che rende vane le nostre opinioni, bisogna considerare che qualsiasi transazione commerciale si basa in certa parte sulla fiducia, perchè nessuno può testare ciò che acquista anche se è nel solo mercato UE, infatti le truffe, le sofisticazioni e le contraffazioni esistono da sempre.
    Nel caso degli importatori la cosa è palese, perchè tutto ciò che dichiarano si basa su un atto di fede, si assumono la responsabilità in modo formale, ma quella responsabilità ce l’avrebbero comunque, quindi cambia poco.
    Concordo che tutto diventa un teatro nel quale ognuno recita una parte, per i consulenti il ruolo è quello del suggeritore in buca e nulla più, i protagonisti sono gli importatori, gli organismi notificati (quando sono necessari e loro vorrebbero SEMPRE), le autorità di controllo e per ultimi noi consumatori, che ci autoconvinciamo che se un prodotto ha il marchio CE, la dichiarazione di conformità ed un bel manuale, allora va tutto bene.
    Va tutto bene solo se la filiera intera, compreso il produttore extra europeo è fatta di soggetti onesti e su questo punto ognuno ha la sua opinione.
    Come per i mercati finanziari, anche per il mercato dei beni di qualsiasi tipo, preferiamo girarci dall’altra parte e far finta di non vedere, adattandoci alle nuove situazioni, d’altronde non abbiamo alternative, a meno di non produrre tutto da soli.
    Ricordo infine una frase inascoltata ed “impossibile” di Pasolini – credo nel progresso, ma non credo nello sviluppo -, ma le aziende ed i Paesi “prosperano” nei modi che vediamo, solo grazie allo sviluppo, mettendo il progresso al servizio dello sviluppo, come se non contasse la qualità, ma la quantità.
    Il discorso ci porterebbe ben oltre i limiti di questo blog, sarebbe interessante ma rimarrebbe una discussione interessante, magari non per tutti.
    La ringrazio e La saluto cordialmente
    ing. Carraro

  39. Luca 16 novembre 2017 at 18:36

    Egregio e gentilissimo Ing. Carraro, mi aggiungo alla lunga lista degli ammiratori seppur certamente non ne abbia bisogno.

    Mi permetto di fare un’osservazione, che probabilmente verrà tacciata di pressapochismo, ma leggendo la normativa e i suoi commenti non riesco a capire in cosa sbaglio.

    Qualunque importazione, sia un semilavorato primario sia un prodotto finale da distribuire (in ogni caso il responsabile di tutta la filiera è l’importatore sia che trasformi sia che non trasformi il prodotto, oppure naturalmente il mandatario ma è un caso che in pratica immagino decisamente raro), necessita di numerosi controlli sulla produzione, di filiera, tracciabilità, qualità, etc.

    Il fabbricante come può dichiarare qualunque cosa rispetto alle fasi di lavorazioni precedenti? Per quanti documenti abbia ricevuto dal produttore extra-ue o ha del personale proprio in tutti i processi di produzione della filiera (in bocca al lupo) che fa ispezioni continue oppure dichiara se non il falso, quanto meno l’ignoto. L’unica cosa che può effettuare sono dei test all’arrivo sui prodotti importati: ma non si può testare tutto (alcuni processi chimici sono irreversibili) né testare in maniera invasiva (se non a campione, e comunque con quali costi rispetto a prodotti semplicissimi? Importo bic e poi le analizzo con lo spettrometro per vedere se non sono radiattive?).

    In conclusione: non capisco come sia anche teoricamente possibile essere a norma. Né, e questo è forse ancora più importante, come si possa essere NON a norma. Se il fascicolo tecnico ha tutto materiale inventato, di certo l’autorità italiana non va a controllare nelle fabbriche a Shenzen. Questo incidentalmente crea anche una notevole distorsione della concorrenza.

    Questo dovrebbe valere sia se uno rimarchia il prodotto tale e quale (cosa che comunque deve fare), sia se si tratta di semilavorati. Resta comunque l’ambiguità e contraddizione tra norma comunitaria e nazionale fiscale e contributiva ma lasciamo perdere (fabbricante, artigiano, commerciante, distributore, chi cosa quando e quanto deve pagare?).

  40. Renato Carraro 11 settembre 2017 at 10:14

    Salve, questi prodotti non hanno l’obbligo di marcatura CE, ma devono rispettare la 2001/95/CE ed i compiti relativi spettano all’importatore, che deve garantire la sicurezza dei prodotti.
    Cordiali saluti
    ing. Carraro

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